09 agosto 2010

ROMA SPARITA: LA META SUDANS

La Meta Sudans, posta tra il Colosseo, l’inizio della Via Sacra e l’Arco di Costantino, era una fontana, risalente, nella sua versione definitiva, all'età flavia (fine del I° secolo d.C.): alta circa 18 metri, di forma tronco-conica ed a pianta centrale, era circondata da una vasca di raccolta delle acque lastricata in travertino e fu edificata probabilmente a pochi metri dal santuario delle "Curiae Veteres" (di cui si parlerà più avanti) e corredata, su uno dei lati minori, di un "sacello compitale" (da "compitum" = incrocio), un altare eretto generalmente nei pressi di crocevia di importanti vie di comunicazione e dedicato ai "Lari" (gli spiriti protettori degli antenati defunti): in questo caso si parla di "Lari Compitales" = Lari degli incroci.
In realtà la fontana sorge a pochissimi metri dai resti
(rinvenuti durante la campagna di scavi promossa dall'Università "La Sapienza" di Roma nel 1986/2003 nella Piazza del Colosseo), di una eguale fontana, anche se più piccola, di epoca anteriore: la più antica si fa risalire all'epoca di Augusto (63 - 14 a.C.), la più recente al periodo di Domiziano (51 - 96 d.C.).
La testimonianza dell'esistenza di una prima Meta Sudans si ha grazie ad una menzione che Lucio Anneo Seneca ne fa nelle sue "Epistulae morales ad Lucilium
(56,4)" , databili al 62/63 d.C..

meta 1890
La Meta Sudans in una fotografia, ricolorata, del 1890 circa

I suoi resti, testimoniati da diverse stampe del ‘500/‘700 e da fotografie della fine dell’800 e dei primi decenni del ‘900, sono stati demoliti definitivamente tra il 1933 ed il 1936, insieme ai resti della base del Colosso di Nerone (situati a poche decine di metri dalla fontana, tra il Colosseo ed il tempio di Venere e Roma), in concomitanza dei lavori decisi da Mussolini per la costruzione della Via dei Trionfi (l’attuale Via di San Gregorio) e della Via dell'Impero (l’attuale Via dei Fori Imperiali), per permettere sulle summenzionate strade la sfilata delle truppe imperiali durante le sfilate militari.

stampa del 500
Stampa del '500

meta sudans e arco costantino
Stampa del '700

meta sudans a colori

meta sudans e via sacra
Due fotografie, ricolorate, del 1890 circa, la prima, e del 1900 la seconda

ARCHEOLOGIA IN POSA - Dal Colosseo a Cecilia Metella nell'antica documentazione fotografica.

ARCHEOLOGIA IN POSA - Dal Colosseo a Cecilia Metella nell'antica documentazione fotografica.

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Tre fotografie del 1900 e del 1910 circa

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arco e meta sudans
Due fotografie fine degli anni '20 inizio degli anni '30 del 1900

meta sudans 1908 fototeca nazionale

meta sudans 1920 fototeca nazionale
Altre due fotografie del 1920 circa

Già dagli inizi dell’800, nei progetti di riassetto urbano elaborati dall'amministrazione francese (attiva a Roma dal 1809 al 1814, sotto la guida del prefetto Camille De Tournon), era prevista la creazione di una grande area archeologica che potesse valorizzare al meglio i tanti monumenti della Roma antica e, in particolare, con l'ipotesi di riunire le rovine antiche in un grande parco archeologico, nella parte meridionale della città, comprendente il Campidoglio, i Fori, il Palatino ed il Colosseo, fino ad inglobare perfino le vestigia della Via Appia Antica. In particolare attorno al Colosseo doveva essere creata una vera e propria piazza "archeologica" con dei giardini.
Grazie ad una raffigurazione della Meta Sudans, su di una moneta dell'epoca di Tito (80 d.C.) e su altre di periodo successivo, si può far risalire la sua edificazione definitiva a partire da quegli anni.

sesterzio 80 d.C.

sesterzio Tito 80 d.C.
Due Sesterzi di bronzo dell'80 d.C. (imperatore Tito) raffiguranti il Colosseo
con la Meta Sudans, a sinistra, e, a destra, i portici, su due livelli,
che circondavano il preesistente "Stagnum Neronis", o forse le "Terme di Tito"


moneta Gordiano III colosso e meta
Medaglione celebrativo di Gordiano III° (III° secolo d.C.) in cui è raffigurata
la Meta Sudans davanti al Colosso di Nerone (sulla sinistra del Colosseo,
in cui si svolge uno scontro tra un toro ed un uomo su di un elefante, proprio sotto
gli occhi dell'imperatore, seduto al centro delle gradinate)

La Meta Sudans deve il suo nome alla sua particolare forma: "meta" perchè nei circhi dell’antica Roma, dove si svolgevano le corse di bighe e quadrighe, le due “mete”, alle rispettive estremità della pista, erano i pilastri che indicavano il punto attorno al quale si doveva invertire la direzione di corsa, e sudans perché sembrava “trasudasse” acqua. Questo perché l’acqua non sgorgava dalla sua sommità tramite uno zampillo (come alcune errate ricostruzioni riportano) ma fuoriusciva in diversi “rivoli” che, quasi trasudando dall’interno della fontana, delicatamente scendevano lungo i fianchi della struttura conica, velandola, per essere raccolti nella vasca attorno al basamento: per effetto della rifrazione dei raggi del sole sull’acqua la fontana stessa sembrava brillare.

ricostruzione meta sudans

meta sudans - pietro santi bartoli 1699
Due, parzialmente errate, ricostruzioni della Meta Sudans
(la seconda, incisione in rame del 1699, ad opera di Pietro Santi Bartoli)

colosseo
Plastico del Museo della Civiltà Romana con la ricostruzione del
Colosso di Nerone (tra il Colosseo e il Tempio di Venere e Roma, sulla sinistra)
e della Meta Sudans, proprio dietro l'Arco di Costantino


Il luogo della collocazione della fontana, nonché della gemella fatta erigere in epoca augustea circa un secolo prima, sembra aver sempre ricoperto un’importanza simbolica riconducibile alle Curiae Veteres (le antiche “curie”, fondate, secondo la tradizione, da Romolo per ospitare i riti che i rappresentanti delle diverse regioni in cui era divisa la città dovevano svolgere, assieme, in determinati giorni dell’anno, per riaffermare la comune appartenenza degli antichi abitanti dei sette villaggi che, sotto la guida di Romolo stesso, diedero origine alla città di Roma).

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Vista aerea, da pallone aerostatico, degli inizi del '900

Il "Settimonzio" (Septimontium) era una festa che si celebrava in Roma l'11 dicembre, con solenni sacrifici, sulle tre cime del Palatino (Palatium, Germalo, su cui sono stati rinvenuti i resti di un vero e proprio centro abitato risalente al IX° secolo a.C., e la collina della Velia), sulle tre alture dell'Esquilino (Cispio, Oppio e Fagutal, così chiamato perchè ricoperto da alberi di Faggio) e sul Celio (chiamato "Querquetulano" perchè coperto da un vero e proprio bosco di quercie). In particolare, tale celebrazione rievocava il tempo in cui i popoli dei villaggi dei Colli Albani (che da quei monti erano scesi verso la valle del Tevere in cerca di sbocchi commerciali e di maggiori spazi da coltivare o in cui far pascolare le greggi), non costituendo ancora una sola città ma formando una “lega sacrale”, analoga ad altre leghe latine, si unirono nel nome di Roma (che appunto, probabilmente, deve il suo nome al termine etrusco rumon = fiume). L'allargamento della città sul territorio avvenne a poco a poco durante l'età regia, estendendosi verso gli altri colli, fino a raggiungere una certa importanza dopo la conquista e la distruzione di Albalonga, durante il regno di Tullo Ostilio.
Il punto dove sorse la definitiva Meta Sudans sembra quindi, come accennato poco fa, coincidere con l’incrocio degli assi viari che divennero, in età augustea, i limiti di quattro o cinque "regioni" (II Caelimontium - III Isis et Serapis - IV Templum Pacis - X Palatium e, forse, I Porta Capena) ed in particolare sorse sui resti della fontana di epoca augustea, poco meno alta e che subì gravi danni durante gli incendi di Roma del 50 e, soprattutto, del 64 d.C. (che in nove giorni distrusse buona parte della città: divampato dal Circo Massimo, l’incendio distrusse tre delle quattordici regioni di Roma e ne danneggiò gravemente altre sette), fino ad essere poi inglobata nello Stagnum Neronis, il lago artificiale che l’imperatore Nerone fece creare dopo l’incendio e che doveva far parte della nascente "Domus Aurea", la sua principesca residenza privata. I resti della precedente fontana sono stati rinvenuti a circa sei metri di profondità e riportano anche essi una forma cilindrica, anche se in misura inferiore alla Meta Sudans definitiva.
Con la riedificazione della Meta Sudans i Flavi vollero quindi testimoniare l’importanza simbolica e monumentale che il luogo topografico aveva, addirittura, da prima delle stesse origini della città.

Della fontana rimasero, fino al 1936, le fondazioni del “saliente”, a forma di cilindro in calcestruzzo (profondo 10 metri con un diametro di 7) e della vasca. Il tronco di cono costituente la fontana, elevato in cortina laterizia e con un originario rivestimento in marmo, era posto al centro di una vasca di 15,90 metri di diametro, e misurava 7 metri di diametro e 17, circa, di altezza. L’acqua di scolo era convogliata, dalla vasca, direttamente nel sistema fognario della attuale Via di San Gregorio attraverso canalette sotterranee. Malgrado tutti i recenti studi non si è potuto ancora certificare quale fosse la fonte che alimentasse la fontana, anche se la valle dove sorge il Colosseo era solcata dal "Rivo Labicano", un torrente che, dopo poche centinaia di metri, si gettava nel Tevere tra il Circo Massimo e l’Isola Tiberina.

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Il basamento della Meta Sudans agli inizi del '900

La base, rettangolare, della vasca della fontana più antica, impermeabilizzata idricamente tramite cocciopesto (frammenti minutissimi di laterizi realizzati in misura voluta a seconda delle necessità), era lunga circa 12 metri (40 "piedi" romani: 1 piede = 29,64 cm.) e larga circa 5 (16 piedi), mentre il saliente era di circa 16 metri e mezzo (56 piedi).
Gli studi effettuati nel corso degli anni hanno fatto anche supporre che la forma della vasca della fontana, non perfettamente rettangolare, potesse richiamare quella di una nave, a ricordare i successi navali romani del periodo augusteo: la prora rostrata di una nave è, infatti, un elemento architettonico simbolico abbastanza frequente nell'antica Roma, soprattutto in quest'epoca
.
Originariamente la parte saliente della fontana era strutturata in tre parti: quella inferiore, cilindrica e rivestita in marmo; quella di mezzo, tronco-conica, in blocchetti di marmo, era presumibilmente ornata di nicchie e statue; quella superiore, a forma di cuspide conica, poggiante su di una base dodecagonale, aveva sulla sommità, secondo quanto raffigurato sulle monete del tempo, un motivo floreale a tre petali (o una sfera, secondo quanto riportato da altre testimonianze numismatiche) dal quale, presumibilmente, sgorgava l'acqua.
In età costantiniana la Meta fu ornata con la costruzione di un parapetto perimetrale, di cui rimangono visibili parte delle fondazioni anche se, con il passare del tempo ed il sovrapporsi di strati di terra e dei basolati dei rifacimenti viarii, questo venne quasi a scomparire alla vista.
Come accennato la fontana, già restaurata dopo un incendio del 50 d.C., venne riedificata da Domiziano ed ampliata nel IV° secolo; successivamente subì con certezza consistenti danneggiamenti nel corso del Medioevo, poiché appare ritratta già come rovina nelle antiche vedute a stampa del Colosseo.
Gli studi recenti ne hanno documentato la notevole importanza, a livello sia urbanistico che idraulico, nonché dato dirette testimonianze circa gli incendi di Roma del 50 e del 64 d.C. e dei lavori di bonifica effettuati prima per la creazione dello
Stagnum Neronis e poi per l’edificazione delle fondamenta dell’Anfiteatro Flavio.

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Due foto del 1990 circa, all'epoca degli scavi archeologici

La storia di questo, in fondo piccolo ma fondamentale, angolo di Roma è davvero millenaria: i primi riscontri di frequentazione dell'attuale area del Colosseo si hanno fin dall'età Protostorica (II° millennio - VIII° secolo a.C..) grazie al rinvenimento di frammenti di ceramica e dai primi segni di percorsi viarii di una certa importanza (anche se non con una pavimentazione in pietra). Tali infrastrutture (strade in terra battuta e muretti di protezione per i torrenti della valle), unitamente all'edificazione di mura di difesa di un primo nucleo abitativo di una certa importanza (fino alle Mura Serviane), inizieranno ad essere erette nell'età Orientalizzante (VIII° secolo - 580 a.C.) ed in età Arcaica (580 - 500 a.C.). Successivamente, in età Alto, Medio e Tardo-Repubblicana (dal V° al I° secolo a.C.) si hanno evidenze delle prime strade basolate e dei primi impianti fognarii, oltre a tracce di varie ristrutturazioni ed ampliamenti del santuario curiale. In età Augustea avviene, come detto, la prima edificazione della Meta Sudans, delle strade in basolato con veri e propri marciapiedi in travertino, nonchè l'edificazione di case aristocratiche a due piani con tanto di tabernae artigiane ed impianti idraulici. Ulteriori miglioramenti degli impianti stradali ed idraulici si avranno in età Tiberiano/Claudia (14 - 64 d.C.) ma il vero e proprio stravolgimento della zona si avrà a partire dal 64 d.C., anno del grande incendio di Roma (avvenuto nel mese di luglio e che, in quasi 10 giorni, rase al suolo decine di abitazioni e monumenti di diverse regioni romane).
L'imperatore Nerone (l'età Neroniana va dal 64 al 68 d.C.) dispose l'interramento dell'intera zona distrutta dall'incendio e stabilì l'edificazione, in quel luogo, dello "Stagnum Neronis" e della sua residenza privata, la magnifica ed immensa "
Domus Aurea", i cui diversi padiglioni erano collegati tra loro da portici affrescati ed ornati da mosaici.
Nel corso dell'età Flavia (69 - 96 d.C.) lo stagno verrà prosciugato ad al suo posto verrà innalzato l'Anfiteatro Flavio, il Colosseo. L'originaria Meta Sudans verrà sostituita, a pochissimi metri di distanza (per farla trovare esattamente alla congiunzione dei due importanti assi viarii che univano il Colosseo al Circo Massimo e l'Esquilino al Palatino), da una seconda fontana, simile alla prima nella struttura ma di dimensioni maggiori.
In età Adrianeo/Severiana (II° - inizi III° secolo d.C.) l'imperatore Adriano sposterà a valle, a fianco del Colosseo, l'omonimo colosso ed inizierà i lavori per l'edificazione, sulla collina Velia, dell'immenso Tempio di Venere e Roma. In età Massenziano/Costantiniana (inizi del IV° secolo) avviene la parziale ricostruzione del suddetto tempio, danneggiato da un incendio intorno all'anno 300, ed ulteriori lavori di ampliamento ed abbellimento riguarderanno la Meta Sudans. Inoltre, nel 315, Costantino darà il via ai lavori per l'edificazione del suo arco trionfale.
Il danneggiamento degli acquedotti che rifornivano Roma, effettuato da Vitige, re degli Ostrogoti, nel 537, causò gravi danni al sistema idraulico e fognario della zona tanto da causarne, in età Tardo/Antica (IV° - VII° secolo d.C.) il progressivo abbandono. Tale stato di abbandono e depauperamento dei monumenti della zona della valle del Colosseo continuò in età Medievale e Moderna (VII° - XVII° secolo d.C.) con le continue spoliazioni degli stessi dei materiali di pregio, che vennero utilizzati per la realizzazione di altre opere o per l'edificazione e l'abbellimento di palazzi delle famiglie nobili o di chiese romane. Inoltre, nel periodo dal XVI° al XIX° secolo, nella zona dei Fori sorgeranno unità abitative per la classe umile (un vero e proprio quartiere sorto in questi secoli nella zona che va dall'attuale Piazza Venezia al Colosseo verrà raso al suolo nei primi anni del '900, in epoca fascista, per permettere la realizzazione di Via dei Fori Imperiali), ma anche pozzi per l'approvvigionamento idrico, la costruzione di fornaci e perfino la nascita di vere e proprie discariche. A cavallo tra l'età Moderna e quella Contemporanea (XVIII° - XXI° secolo d.C.), con il rinascere dell'interesse archeologico e la nascita di nuove tecniche di restaureo e recupero edilizio, verrà pianificato un progressivo studio e restauro dei monumenti della zona che vide Romolo tracciare il primo solco della Città Eterna.


FONTI:
http://www.tesoridiroma.net/
http://www.fastionline.org/
http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale
Fotografie tratte da Internet