La festa della Madonna del Carmelo (o del Carmine) ha assunto, a partire dagli anni immediatamente susseguenti la Prima Guerra Mondiale (la prima fu organizzata nel 1927), delle connotazioni particolari, divenendo la “Festa de Noantri” (“noi altri”, dove tale denominazione sta ad indicare, ben distinguendoli dagli altri abitanti di Roma – e soprattutto dai “Monticiani” - gli abitanti di Trastevere). L’immancabile leggenda romana, probabilmente nata per “unire” la festività religiosa a quella “godereccia”, narra che nel 1535 alcuni pescatori trovarono sulle rive della foce del Tevere, impigliata nelle proprie reti da pesca, una cassa al cui interno giaceva una statua della Madonna, scolpita in legno di cedro. Subito risalirono il fiume e donarono la statua ai frati Carmelitani della chiesa di San Crisogono, perchè divenisse la Madonna protettrice dei Trasteverini (i popolani di Roma più veraci e sanguigni, insieme ai “Monticiani”, con i quali spesso, nel corso dei secoli, diedero vita a reciproche faide).
La Madonna fu poi trasferita in un apposito oratorio, fatto edificare nel ‘600 da Scipione Borghese presso la chiesa di Sant’Agata. Da allora, il sabato successivo alla festa del Carmelo, la Madonna, adornata di gioielli ed abiti preziosi, viene portata in processione dalla chiesa di Sant’Agata, attraversando le strade principali ed i vicoletti di Trastevere, fino alla chiesa di San Crisogono dalla quale, otto giorni dopo, viene ritrasferita con un’altra processione a Sant'Agata.
Il trasporto del baldacchino con la Madonna del Carmine durante la processione, anticamente organizzata dalla compagnia dei "vascellari" (i vasai, che creavano i boccali di terracotta e le brocche per servire il vino nelle osterie) e da quella dei "pescivendoli", veniva effettuato da un gruppo di popolani, chiamati “cicoriari” perché raccoglitori stagionali di cicoria: questi, nelle due processioni, portavano a spalla la pesante “macchina" sulla quale era sistemata la statua.
In seguito fu istituita l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di santa Maria del Carmine e, ancora oggi, per il trasporto della macchina nella processione vengono estratti a sorte trenta confratelli, vestiti con il tradizionale saio bianco ma privo dello scapolare. Per avere questo “onore” essi versano annualmente alla Confraternita delle “quote” anche abbastanza salate. L’onere del trasporto della macchina è mitigato dall’onore di assistere al rito della vestizione della statua che il “primicerio” della Confraternita esegue con estrema cura e sacralità: infatti questa viene vestita con abiti preziosissimi, disegnati appositamente da famosi stilisti e regalati anche, come avvenuto in passato, da Case reali. Tali vestiti, oggi custoditi custoditi direttamente dall'Arciconfraternita, erano in precedenza affidati - come la statua - alle cure delle Monache di Santa Apollonia.
Il rientro in Sant'Agata si ha con la tradizionale processione alle 6.30 del mattino del giorno dopo. L'Ottavario è così importante che molti pontefici si resero partecipi della solennità e Pio X° nel maggio 1904 chiese di essere iscritto nel Registro Confraternale.
Tornando alla chiesa di Sant'Agata ritengo sia utile fare una breve biografia della santa, martirizzata verso la metà del III° secolo. Nacque a Catania agli inizi del III° secolo, quando l'editto dell'imperatore Settimio Severo stabilì che i cristiani prima potevano essere denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede, per tornare ad adorare gli dei pagani: se accettavano ricevevano un attestato (chiamato Libellum), che confermava la loro appartenenza al paganesimo, in caso contrario venivano torturati e poi uccisi. Nel 249 l'imperatore Decio decise che tutti i cristiani dovevano essere ricercati, arrestati, torturati e uccisi. Agata apparteneva ad una ricca e nobile famiglia catanese di fede cristiana, tanto che i genitori la educarono secondo il loro credo. All'età di 15 anni si dedicò alla vita monacale e il vescovo di Catania le impose il "Flammeum", il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole Quinziano, vedendola rimase folgorato dalla sua bellezza e, forte dell'editto dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato ed ordinò che venisse condotta al palazzo pretorio, dove avrebbe potuto tentare di sedurla più facilmente, ma tutti i suoi tentativi fallirono. Egli allora mise in atto un programma di “rieducazione” affidandola alle cure di una cortigiana di nome Afrodisia, affinché la rendesse più “disponibile”; sottoposta a tentazioni di ogni genere, resistette per proteggere la sua verginità dedicata al Signore. Sconfitta, Afrodisia, riconsegnò Agata a Quinziano che, furioso, la fece processare. Subì molti interrogatori e torture; le vennero stirate le membra, la sua pelle fu lacerata con pettini di ferro, scottata con lame infuocate ma ogni tortura, invece di piegarla al volere di Quinziano, sembrava darle nuove forze; il proconsole le fece allora tagliare i seni con enormi tenaglie (Agata infatti, viene rappresentata con i due seni posati su un piatto e con le enormi tenaglie); mentre era in preghiera rinchiusa nella sua cella, le apparve San Pietro apostolo, accompagnato da un bambino porta lanterna, che le risanò i seni. Quando fu ricondotta alla presenza di Quinziano, questi, vedendo le ferite rimarginate, le chiese esterrefatto cosa fosse accaduto e la vergine rispose: "Mi ha fatto guarire Cristo". Il proconsole, oramai sconfitto e rassegnato, ordinò che fosse arsa su un letto di carboni ardenti, con lame arroventate e punte infuocate. Secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non bruciava il velo virginale da lei indossato: per questa ragione "il velo di Sant'Agata" diventò da subito uno delle reliquie più preziose e venerate. Mentre Agata veniva suppliziata un forte terremoto scosse Catania: la folla spaventata si ribellò all'atroce supplizio della vergine ed il proconsole la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo, il 5 febbraio 251. Un anno esatto dopo il 5 febbraio 252, una forte eruzione dell'Etna minacciò Catania: molte persone corsero al sepolcro di Agata, presero il velo che ancora la ricopriva e lo opposero alla lava, che si arrestò; da allora Sant'Agata divenne la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e contro gli incendi. Le sue reliquie sono conservate nel duomo di Catania in una cassa argentea; vi è anche il busto argenteo della Santa, che reca sul capo una corona, dono di re Riccardo Cuor di Leone. Anche a Roma fu molto venerata: Papa Simmaco eresse in suo onore una basilica ed un'altra le fu dedicata da San Gregorio Magno nel 593: la chiesa di Sant'Agata in Trastevere, accresciuta di un monastero. In epoca rinascimentale, alcuni fedeli, desiderosi di condurre vita in comune, si riunirono in una casa presso ponte Sisto e Gregorio XIII°, con bolla dell'11 agosto 1575, soppresse la parrocchia secolare e concesse la chiesa agli "Operai della Compagnia della Dottrina Cristiana", prendendo il nome di "Agatisti". Nel 1600, Clemente VIII°, concesse alla Compagnia la chiesa di San Martino in Panarella, tanto piccola da essere chiamata San Martinello. Paolo V°, il 6 ottobre 1607, pose la Compagnia sotto la protezione della Santa Sede e la eresse, come già detto, in Arciconfraternita nella basilica di San Pietro, assegnandole come protettore il cardinale vicario pro-tempore e consentendole il privilegio di poter avere aggregazioni. Lo stesso pontefice approvò nel 1611 le regole della Compagnia, confermate nel 1677 da Innocenzo XI°. Papa Clemente XII°, nel marzo 1733, affidò alla Compagnia anche la piccola chiesa di San Pantaleone ai Monti, nei pressi di San Pietro in Vincoli. Ma lo sforzo della Compagnia nel gestire le parrocchie affiliate fu troppo grave e papa Benedetto XIV° soppresse l'Arciconfraternita di Santa Maria del Pianto concedendo detta chiesa e annesso oratorio, con tutte le rendite, alla Società della Dottrina Cristiana. Il 18 dicembre 1747 unì i padri di Sant’Agata in Trastevere e gli "Agatisti" alla Congregazione della Dottrina Cristiana, originariamente fondata nel 1592 ad Avignone da Cesare de Bus. Con strumento dell'11 agosto 1909 subentrava in Sant'Agata in Trastevere l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima del Carmine, con l'incombenza di incrementare il culto della Vergine che già era notevole tra gli abitanti del quartiere.
Come detto, con il passar degli anni, lo spirito festivo della celebrazione si è trasformato in una festa che coinvolge praticamente tutti i romani, attirati dalla processione ma che poi, attratti anche dalle bancarelle, dalle osterie, dalle manifestazioni e dagli spettacolini degli artisti ambulanti (ma, forse, soprattutto sperando in qualche fresco refolo di Ponentino), si riversano in tutte le strade del rione. Numerosi sono ancora oggi anche i venditori di cocomeri, grattachecche (ghiaccio tritato insaporito con sciroppi e pezzi di frutta), fusaje e bruscolini (lupini e semi di zucca). La Festa de Noantri è divenuta, negli anni, un evento di rilievo internazionale, capace di richiamare migliaia di turisti e l’attenzione sia delle Autorità locali che delle più alte cariche dello Stato, primo tra tutti l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nonché i più illustri rappresentanti della scena politica internazionale: il re di Spagna Juan Carlos di Borbone (nato a Roma ed affettivamente legato da sempre alla nostra città), il Primo Ministro Inglese Tony Blair, il Presidente del Governo Spagnolo Zapatero, il Presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac, il Presidente della Repubblica Brasiliana Lula da Silva, il Cancelliere Tedesco Angela Merkel. Solo nel 2006 hanno partecipato alla celebrazione gli Ambasciatori di ben diciotto Paesi del panorama continentale ed intercontinentale e la festa ha fatto registrare la presenza di circa due milioni di persone tra fedeli e turisti. Una caratteristica curiosa della festa consiste nel Torneo dei Camerieri: una vera e propria corsa che si svolge tutti i sabati alle 9.30: questi devono correre per le vie del quartiere tenendo in mano un vassoio con dei bicchieri, che ovviamente non devono cadere pena la squalifica. Questa corsa caratteristica si è svolta in passato anche nei pressi del Colosseo o nel perimetro di Campo de Fiori.
Altre gare popolari che si svolgono durante i festeggiamenti sono la corsa con i sacchi, l'albero della Cuccagna, la pentolaccia e due maratonine di 2 e 10 chilometri. Negli ultimi anni migliaia di persone hanno partecipato ogni sera ai festeggiamenti per le vie di Trastevere e lungo le sponde del fiume (dove si svolge una manifestazione parallela alla festa “de Noantri”). L’immancabile spettacolo pirotecnico sul fiume conclude i festeggiamenti.
Per il programma dei festeggiamenti: http://www.arciconfraternitadelcarmine.it/
2 commenti:
sai, mi piacerebbe vedere le tue creazioni di fiori secchi, se li hai già pubblicati potresti indicarmi dove?
ciao ciao!:-))
Ciao bellissima: ne ho pubblicate alcune nel blog di Claudia: trovi il link (Creazioni di Nicla - Fior di loto) nel mio altro blog (Viaggi, cucina e io).
Comunque eccolo: http://fiore-di-loto.blogspot.com/
Se verrai a farci visita sarai la benvenuta :-D
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