Il 17 Gennaio, giorno dedicato a Sant'Antonio Abate (protettore degli animali), si può ancora assistere, presso la Chiesa di Sant'Eusebio, in Piazza Vittorio Emanuele, alla Benedizione degli animali.
Fin dal medioevo venivano benedetti, in questa occasione, gli animali che aiutavano l'uomo nei lavori quotidiani, buoi, cavalli e somari, utili per i lavori nei campi e per il trasporto di merci, ma anche animali da cortile, come galline, conigli eccetera, destinati... alla cucina.
La benedizione degli animali, per esorcizzare eventuali "presenze demoniache", nacque perché l'egiziano Antonio, vissuto tra il III e il IV secolo, era stato messo a dura prova dal demonio, che gli si presentava in forma di animale, spesso come porco, tanto che l'iconografia da sempre lo ritrae con un maiale accanto. E così, davanti alla chiesa a lui dedicata, fin dalle prime luci dell'alba si riunivano in gran numero, come ricorda il Belli, "porchi, somari, pecore e cavalli [...] pieni de fiocchi bianchi e rossi e gialli ".
Non mancavano anche le lussuose carrozze di cardinali e nobili e gli elefanti dei circhi. Era sottinteso che chi faceva benedire le proprie bestie doveva lasciare un'offerta alla chiesa, in natura i contadini, in somme (anche alte) di denaro i nobili.
Molte sono le testimonianze di stranieri, tra cui quella di Goethe, e la rituale "processione" venne immortalata anche da artisti come Thomas e Bartolomeo Pinelli. Il giro di interessi economici legato alla cerimonia divenne così rilevante da indurre i parroci di altre chiese a tentare di "farlo proprio", approfittando del fatto che alcuni nobili, elargendo lauti compensi, chiedevano funzioni riservate ai propri animali. Nel 1831 il Cardinal Vicario arrivò a minacciare la sospensione "a divinis" per i preti che benedicevano animali senza autorizzazione. L'afflusso di animali sul sagrato della chiesa di Sant'Antonio era enorme. Tanto che, come ricordano le cronache di allora, la benedizione si prolungava per un intero "ottavario" (otto giorni). Oggi, ovviamente, il rito è destinato ai soli animali domestici (cani, gatti, canarini, pesci), magari con qualche tocco esotico come pappagalli o serpenti. Il rito della benedizione, che si svolgeva di fronte alla vicina chiesa di Sant’Antonio Abate, sull’attuale via Carlo Alberto, agli inizi del Novecento, per problemi di traffico, venne trasferito davanti alla chiesa di Sant’ Eusebio.
La tradizione vuole che la chiesa di Sant'Eusebio, sorga sull’abitazione dove il sacerdote Eusebio, rinchiusovi per sette mesi dall’imperatore Costanzo II, morì di stenti nel 353. Causa della condanna era stato il rimprovero rivolto dallo stesso Eusebio all’allora papa Liberio per la debolezza dimostrata nei confronti dell’arianesimo professato dall’imperatore.
Destinata da Sisto IV nel 1471 all’ordine dei Celestini, fu restaurata più volte, insieme all’attiguo monastero. L’interno originale è stato completamente trasfigurato da rifacimenti del 1600, da quelli settecenteschi e dalle ulteriori modifiche apportate alla fine dell’Ottocento. Maggiore attenzione ha ricevuto la parte esterna della chiesa. Recentemente il Comune di Roma ha provveduto ad una ripavimentazione a sampietrini dell'area antistante la chiesa.
Fin dal medioevo venivano benedetti, in questa occasione, gli animali che aiutavano l'uomo nei lavori quotidiani, buoi, cavalli e somari, utili per i lavori nei campi e per il trasporto di merci, ma anche animali da cortile, come galline, conigli eccetera, destinati... alla cucina.
La benedizione degli animali, per esorcizzare eventuali "presenze demoniache", nacque perché l'egiziano Antonio, vissuto tra il III e il IV secolo, era stato messo a dura prova dal demonio, che gli si presentava in forma di animale, spesso come porco, tanto che l'iconografia da sempre lo ritrae con un maiale accanto. E così, davanti alla chiesa a lui dedicata, fin dalle prime luci dell'alba si riunivano in gran numero, come ricorda il Belli, "porchi, somari, pecore e cavalli [...] pieni de fiocchi bianchi e rossi e gialli ".
Non mancavano anche le lussuose carrozze di cardinali e nobili e gli elefanti dei circhi. Era sottinteso che chi faceva benedire le proprie bestie doveva lasciare un'offerta alla chiesa, in natura i contadini, in somme (anche alte) di denaro i nobili.
Molte sono le testimonianze di stranieri, tra cui quella di Goethe, e la rituale "processione" venne immortalata anche da artisti come Thomas e Bartolomeo Pinelli. Il giro di interessi economici legato alla cerimonia divenne così rilevante da indurre i parroci di altre chiese a tentare di "farlo proprio", approfittando del fatto che alcuni nobili, elargendo lauti compensi, chiedevano funzioni riservate ai propri animali. Nel 1831 il Cardinal Vicario arrivò a minacciare la sospensione "a divinis" per i preti che benedicevano animali senza autorizzazione. L'afflusso di animali sul sagrato della chiesa di Sant'Antonio era enorme. Tanto che, come ricordano le cronache di allora, la benedizione si prolungava per un intero "ottavario" (otto giorni). Oggi, ovviamente, il rito è destinato ai soli animali domestici (cani, gatti, canarini, pesci), magari con qualche tocco esotico come pappagalli o serpenti. Il rito della benedizione, che si svolgeva di fronte alla vicina chiesa di Sant’Antonio Abate, sull’attuale via Carlo Alberto, agli inizi del Novecento, per problemi di traffico, venne trasferito davanti alla chiesa di Sant’ Eusebio.
La tradizione vuole che la chiesa di Sant'Eusebio, sorga sull’abitazione dove il sacerdote Eusebio, rinchiusovi per sette mesi dall’imperatore Costanzo II, morì di stenti nel 353. Causa della condanna era stato il rimprovero rivolto dallo stesso Eusebio all’allora papa Liberio per la debolezza dimostrata nei confronti dell’arianesimo professato dall’imperatore.
Destinata da Sisto IV nel 1471 all’ordine dei Celestini, fu restaurata più volte, insieme all’attiguo monastero. L’interno originale è stato completamente trasfigurato da rifacimenti del 1600, da quelli settecenteschi e dalle ulteriori modifiche apportate alla fine dell’Ottocento. Maggiore attenzione ha ricevuto la parte esterna della chiesa. Recentemente il Comune di Roma ha provveduto ad una ripavimentazione a sampietrini dell'area antistante la chiesa.
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