E... LA BENEDIZIONE DELLE AUTOMOBILI
Ebbene si, avete letto giusto: così come in occasione di Sant'Antonio Abate si benedicono gli animali il 9 marzo, giorno di Santa Francesca Romana (la co-patrona di Roma insieme ai Santi Pietro e Paolo), fin dal 1951 si benedicono i mezzi di locomozione cittadina.
Francesca "Ceccolella" Bussa de' Leoni, nacque a Roma nel 1384 da una famiglia nobile e ricca: pur essendo suo desiderio votarsi alla vita monastica, non poté sottrarsi alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori, cosa normale a quei tempi, di darla in sposa a Lorenzo de' Ponziani, al fine di potersi alleare con la sua più blasonata famiglia (anche se in origine il loro mestiere era stato quello di macellai). Francesca, tredicenne, venne quindi data in sposa all'altrettanto ricco e nobile Lorenzo, e si trasferì nella sua casa nobiliare a Trastevere. Avendo dovuto subire questa decisione forzata, cadde in uno stato di prostrazione (oggi probabilmente si direbbe "vittima dell'anoressia") ed i familiari tentarono invano di confortarla finchè, all’alba del 16 luglio 1398, le apparve in sogno sant’Alessio, che la esortò con le seguenti parole: “Tu devi vivere… Il Signore vuole che tu viva per glorificare il suo nome”. Da quel giorno Francesca iniziò una nuova vita, spinta da quell'apparizione, e diede alla luce tre figli, due dei quali però successivamente morirono di peste.
Avendo dovuto rinunciale alla stretta vita monacale si dedicò all'aiuto dei bisognosi e nel 1425 fondò la Congregazione delle Oblate Olivetane di Santa Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Specchi.
Nel 1401 il suocero Andreozzo Ponziani le affidò le chiavi delle dispense, dei granai e delle cantine del palazzo, essendogli morta la moglie che se ne occupava con capacità; Francesca ne approfittò per aumentare gli aiuti ai poveri e in pochi mesi i locali furono svuotati. Il suocero le ritirò prontamente le chiavi, ma pochi giorni dopo sia i granai che le botti del vino erano di nuovo prodigiosamente pieni. Andreozzo, che nel 1391 aveva fondato l’Ospedale del Santissimo Salvatore, utilizzando la navata destra di una chiesa abbandonata, restituì le chiavi alla caritatevole nuora. A questo punto Francesca decise di dedicarsi sistematicamente all’opera di assistenza; con il consenso del marito Lorenzo, vendette tutti i vestiti preziosi ed i gioielli di famiglia, elargendo il ricavato ai poveri. Un gruppo di donne, perlopiù facenti parte di nobili e ricche famiglie, ne seguì l’esempio e con esse Francesca iniziò a coltivare un campo nei pressi di San Paolo, da cui ricavava frutta e verdura da fornire ai poveri. Alla morte del suocero Francesca si occupò dell’Ospedale del SS. Salvatore, andando anche in giro per la città a chiedere elemosine per i poveri, tanto che venne soprannominata “la poverella di Trastevere”.
La "santa di Roma" non morì nel suo monastero, ma nel palazzo Ponziani, perché da pochi giorni vi era tornata per assistervi il figlio Battista gravemente ammalato; dopo poco tempo il figlio guarì ma lei morì il 9 marzo 1440. Fu sepolta sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nova, che avrebbe poi preso il suo nome. Da subito ci fu un notevole afflusso di fedeli, tale che la ricorrenza del giorno della sua morte, con decreto del Senato del 1494, fu stabilito giorno festivo. Fu proclamata santa il 29 maggio 1608 da papa Paolo V° e papa Urbano VIII° volle nella chiesa di Santa Francesca Romana un tempietto con quattro colonne ed una statua che la raffigura in compagnia dell’Angelo Custode che l’aveva assistita tutta la vita.
Santa Francesca Romana, co-patrona di Roma, viene invocata come protettrice dalle pestilenze, per la liberazione delle anime dal Purgatorio e, dal 1951, degli automobilisti, e qui torniamo al sottotitolo del post: è credenza popolare, infatti, che Francesca fosse dotata anche del dono dell'ubiquità, la facoltà di trovarsi contemporaneamente in più luoghi nello stesso istante. Quindi, quando ispirandosi alla tradizionale benedizione degli animali si pensò di benedire anche i moderni mezzi di trasporto rapido (automobili, motociclette, biciclette), si pensò a lei come protettrice di tali mezzi.
Sulla presunta rapidità di tali mezzi avremmo ultimamente molto da ridire :-D
Francesca Romana insegnò alle sue suore la preparazione di uno speciale unguento, che usava per sanare malati e feriti; unguento che viene ancora oggi preparato nello stesso recipiente adoperato da lei più di cinque secoli fa. Il 9 marzo di ogni anno le Oblate aprono le porte del loro monastero, sulla Via del Mare, a chiunque voglia visitarne l'oratorio, il chiostro e le sale di preghiera.
Fonti: Antonio Borrelli e Avvenire
Ebbene si, avete letto giusto: così come in occasione di Sant'Antonio Abate si benedicono gli animali il 9 marzo, giorno di Santa Francesca Romana (la co-patrona di Roma insieme ai Santi Pietro e Paolo), fin dal 1951 si benedicono i mezzi di locomozione cittadina.
Francesca "Ceccolella" Bussa de' Leoni, nacque a Roma nel 1384 da una famiglia nobile e ricca: pur essendo suo desiderio votarsi alla vita monastica, non poté sottrarsi alla scelta che per lei avevano fatto i suoi genitori, cosa normale a quei tempi, di darla in sposa a Lorenzo de' Ponziani, al fine di potersi alleare con la sua più blasonata famiglia (anche se in origine il loro mestiere era stato quello di macellai). Francesca, tredicenne, venne quindi data in sposa all'altrettanto ricco e nobile Lorenzo, e si trasferì nella sua casa nobiliare a Trastevere. Avendo dovuto subire questa decisione forzata, cadde in uno stato di prostrazione (oggi probabilmente si direbbe "vittima dell'anoressia") ed i familiari tentarono invano di confortarla finchè, all’alba del 16 luglio 1398, le apparve in sogno sant’Alessio, che la esortò con le seguenti parole: “Tu devi vivere… Il Signore vuole che tu viva per glorificare il suo nome”. Da quel giorno Francesca iniziò una nuova vita, spinta da quell'apparizione, e diede alla luce tre figli, due dei quali però successivamente morirono di peste.
Avendo dovuto rinunciale alla stretta vita monacale si dedicò all'aiuto dei bisognosi e nel 1425 fondò la Congregazione delle Oblate Olivetane di Santa Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de' Specchi.
Nel 1401 il suocero Andreozzo Ponziani le affidò le chiavi delle dispense, dei granai e delle cantine del palazzo, essendogli morta la moglie che se ne occupava con capacità; Francesca ne approfittò per aumentare gli aiuti ai poveri e in pochi mesi i locali furono svuotati. Il suocero le ritirò prontamente le chiavi, ma pochi giorni dopo sia i granai che le botti del vino erano di nuovo prodigiosamente pieni. Andreozzo, che nel 1391 aveva fondato l’Ospedale del Santissimo Salvatore, utilizzando la navata destra di una chiesa abbandonata, restituì le chiavi alla caritatevole nuora. A questo punto Francesca decise di dedicarsi sistematicamente all’opera di assistenza; con il consenso del marito Lorenzo, vendette tutti i vestiti preziosi ed i gioielli di famiglia, elargendo il ricavato ai poveri. Un gruppo di donne, perlopiù facenti parte di nobili e ricche famiglie, ne seguì l’esempio e con esse Francesca iniziò a coltivare un campo nei pressi di San Paolo, da cui ricavava frutta e verdura da fornire ai poveri. Alla morte del suocero Francesca si occupò dell’Ospedale del SS. Salvatore, andando anche in giro per la città a chiedere elemosine per i poveri, tanto che venne soprannominata “la poverella di Trastevere”.
Francesca ricevette ulteriori celesti illuminazioni, che riferiva al suo confessore Giovanni Mariotto, che le trascrisse: esse si riferivano, in particolare a frequenti lotte della santa col demonio, del suo viaggio mistico nell’inferno e nel purgatorio, delle tante estasi che le capitavano e poi dei prodigi e guarigioni che le venivano attribuite già al tempo. Nel 1409, suo marito Lorenzo, comandante delle truppe pontificie, durante una battaglia contro Ladislao di Durazzo re di Napoli, venne gravemente ferito, rimanendo semiparalizzato per il resto della vita: durante tale periodo venne accudito dalla moglie e dal figlio. Nel 1410 a Roma ci fu l’epidemia di peste e Francesca pagò cara, con la vita di due dei tre figli, l'impudenza di aver schiuso agli appestati le porte del proprio palazzo; lei stessa rimase contagiata in modo non letale e riuscì a salvarsi. È di quel periodo l’apparizione in sogno del piccolo figlio Evangelista, insieme con un Angelo misterioso, che Francesca da allora avrebbe visto accanto a sé per tutta la vita.
Successivamente a questo fatto, e dormendo solo due ore per notte, prese a dirigere spiritualmente il gruppo di accolite, che la coadiuvavano nella carità quotidiana e che si riunivano ogni settimana nella chiesa di Santa Maria Nova. Durante uno di questi incontri, Francesca le invitò a riunirsi in una confraternita consacrata alla Madonna, pur avendo ognuna la facoltà di rimanere nella propria casa, ma impegnandosi a vivere le virtù monastiche e donare ai poveri il proprio impegno. Il 15 agosto 1425 festa dell’Assunta, davanti all’altare della Vergine, undici donne si costituirono in associazione con il nome di “Oblate Olivetane di Maria”, aggregandosi idealmente all’Ordine Benedettino. Nel marzo del 1433 Francesca le riunì a Tor de’ Specchi e il 21 luglio dello stesso anno papa Eugenio IV° elevò la comunità a Congregazione, con il titolo di “Oblate della Santissima Vergine”, in seguito poi dette “Oblate di Santa Francesca Romana”. Francesca continuò ad abitare nel Palazzo Ponziani, per accudire il marito malato ma, dopo la sua morte, il 21 marzo 1436 lasciò la sua casa, affidandone l’amministrazione al figlio Battista, e si unì alle compagne a Tor de’ Specchi dove fu eletta superiora, prendendo il secondo nome di "Romana". Trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita nel convento.
La "santa di Roma" non morì nel suo monastero, ma nel palazzo Ponziani, perché da pochi giorni vi era tornata per assistervi il figlio Battista gravemente ammalato; dopo poco tempo il figlio guarì ma lei morì il 9 marzo 1440. Fu sepolta sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Nova, che avrebbe poi preso il suo nome. Da subito ci fu un notevole afflusso di fedeli, tale che la ricorrenza del giorno della sua morte, con decreto del Senato del 1494, fu stabilito giorno festivo. Fu proclamata santa il 29 maggio 1608 da papa Paolo V° e papa Urbano VIII° volle nella chiesa di Santa Francesca Romana un tempietto con quattro colonne ed una statua che la raffigura in compagnia dell’Angelo Custode che l’aveva assistita tutta la vita.
Santa Francesca Romana, co-patrona di Roma, viene invocata come protettrice dalle pestilenze, per la liberazione delle anime dal Purgatorio e, dal 1951, degli automobilisti, e qui torniamo al sottotitolo del post: è credenza popolare, infatti, che Francesca fosse dotata anche del dono dell'ubiquità, la facoltà di trovarsi contemporaneamente in più luoghi nello stesso istante. Quindi, quando ispirandosi alla tradizionale benedizione degli animali si pensò di benedire anche i moderni mezzi di trasporto rapido (automobili, motociclette, biciclette), si pensò a lei come protettrice di tali mezzi.
Sulla presunta rapidità di tali mezzi avremmo ultimamente molto da ridire :-D
Francesca Romana insegnò alle sue suore la preparazione di uno speciale unguento, che usava per sanare malati e feriti; unguento che viene ancora oggi preparato nello stesso recipiente adoperato da lei più di cinque secoli fa. Il 9 marzo di ogni anno le Oblate aprono le porte del loro monastero, sulla Via del Mare, a chiunque voglia visitarne l'oratorio, il chiostro e le sale di preghiera.
Fonti: Antonio Borrelli e Avvenire
Cenni sulla chiesa di Santa Francesca Romana:
Fonti ROMECity e Le Chiese di Roma, Liber edizioni.
La chiesa di Santa Francesca Romana fu costruita nel IX° secolo su un precedente oratorio e in seguito ampliata nella seconda metà del X° secolo, quando prese il nome di S. Maria Nova, per distinguersi dalla chiesa di S. Maria Antiqua già presente nell'area del Foro Romano.
Dal XV° secolo fu dedicata a S. Francesca Romana e venne rinnovata in stile barocco nel 1600, durante il pontificato di Paolo V°. Il campanile, del XIII° secolo, è in stile romanico a cinque ordini.
La pianta interna è ad unica navata con cappelle laterali e soffitto ligneo a cassettoni intagliati e dorati. Sotto il transetto è disposta la cripta con la tomba della santa e un medaglione marmoreo, di scuola berniniana, raffigurante Santa Francesca e l'angelo.
Fonti ROMECity e Le Chiese di Roma, Liber edizioni.
1 commento:
Non è nel giorno di Sant'Antonio da Padova, bensì nel giorno di Sant'Antonio Abate, 17 gennaio, che si benedicono gli animali!
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