Costantino designò anche la domenica, in precedenza dedicata al "dio sole", come il "Giorno del Signore" e giorno del riposo, anziché il sabato, lo Sabbath ebreo. In realtà, appunto, i Saturnalia non erano altro che una festa dalle lontane origini contadine, che coincideva con la fine dell'anno solare ed agricolo: concluso il lavoro dei campi con le operazioni della semina (che si diceva "satus" da cui, probabilmente, deriva il nome di Saturnus) si aveva a disposizione un periodo di relativo riposo, in attesa di ricominciare, in primavera, la lavorazione dei campi. Intanto, per propiziarsi il futuro prospero raccolto, con una sorta di rituale magico si dava fondo a quanto restava di quello che era stato prodotto nel corso dell'anno, con la speranza di riaverlo, magari accresciuto, nell'anno nuovo. Venendo poi a coincidere col solstizio d'inverno, la festa serviva anche a marcare il passaggio tra l'anno che finiva e quello che stava per iniziare. Per questo tra i doni c'erano anche beneauguranti noci, miele, datteri, e candele di cera che, accese, accrescevano simbolicamente la luce ed il calore del sole prossimo a risollevarsi sull'orizzonte per riprendere il suo corso nel cielo, dando nuova vita ai campi ed agli uomini.
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Letteralmente Natale significa "nascita". La festività del Dies Natalis Solis Invicti ("Giorno di nascita del Sole Invitto") veniva celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d'inverno: la "rinascita" del sole.
Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente "sole fermo" (da sol, "sole", e sistere, "stare fermo").
Infatti nell'emisfero nord della terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore). In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della "declinazione", cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e "invincibile" sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo "Natale". Questa interpretazione "astronomica" può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi, per quanto possa apparire sorprendente, conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
In seguito, nel 274, Aureliano trasferì a Roma i sacerdoti del dio Sol Invictus ed ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifex solis invicti). Comunque, al di là dei motivi di gratitudine personale, l'adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell'impero.
Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l'iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba (cosa anomala per l'iconografia di una divinità). Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus il 25 dicembre 274, in una festa chiamata dies natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del Sole Invitto", facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa del dies natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnalia.