10 dicembre 2007

FESTE E FESTIVITA' ROMANE - 25 NOVEMBRE, SANTA CATERINA

Il 25 Novembre è la ricorrenza di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, anche se della sua vita e del suo martirio si hanno poche e frammentarie notizie: secondo la tradizione, Caterina era una giovane egiziana (come in tutte le leggende immancabilmente bella) che, in occasione dell'insediamento ad Alessandria del governatore Massimino Daia, avvenuto nel 305, si recò a palazzo per assistere ai festeggiamenti. Poiché nel corso di tali festeggiamenti si celebravano festeggiamenti pagani con sacrifici di animali Caterina, condannandoli, chiese al governatore di riconoscere Gesù Cristo come redentore dell'umanità. Il governatore esortò un gruppo di retori affinché la convertissero e convincessero ad onorare gli dei pagani ma Caterina, dotata di grande intelligenza ed eloquenza, riuscì a capovolgere la situazione convertendo essa stessa i retori al Cristianesimo. Il governatore, pertanto, vista la mal parata, li condannò tutti a morte e, dopo l'ennesimo rifiuto di Caterina al paganesimo, condannò a morire anch'essa su una ruota dentata (strumento di tortura allora in voga). Ma la ruota, forse per intervento divino, si ruppe e Massimino fu obbligato a cambiar la sentenza di morte ed a far decapitare la santa. Secondo una leggenda nata successivamente, il suo corpo fu trasportato dagli angeli sul monte Sinai, dove nel VI° secolo, l'imperatore Giustiniano fondò il monastero che porta il nome della santa. La stessa Chiesa cattolica ha spesso espresso dei dubbi sulla reale esistenza della santa tanto che, curiosamente, gli anni nei quali il 25 Novembre cade di domenica, si festeggia in sua vece Cristo Re. L’iconografia Cristiana e quella Ortodossa della santa la ritraggono generalmente con abiti principeschi ed un ramo di palma tra le mani, a ricordo della vittoria sui nemici della fede cristiana. Inoltre sono quasi sempre presenti anche la ruota dentata (rotta), strumento del suo martirio, ed un libro, che ricorda la sua sapienza e che sta a rappresentare la sua funzione di protettrice degli studi e di alcune categorie dedite all'insegnamento (insegnanti ed ordini religiosi come i Domenicani e gli Agostiniani).


Ma a Roma, quella di Santa Caterina, è una celebrazione legata più che altro al cambio della stagione ed all’avvento del Natale. Secondo la tradizione romana, infatti, l'inverno avrebbe inizio il 25 Novembre, ad un mese esatto dal Natale, e proprio in questa data, come dice il Belli nel suo sonetto "Li ventiscinque novemmre" e fino agli inizi del ‘900, quando ancora non esistevano i riscaldamenti nelle abitazioni, era abitudine effettuare il cambio delle coperte, mettendo quella più pesante, ed accendere i bracieri da riscaldamento nelle stanze da letto e nelle cucine. All’entrata dei palazzi o delle case dei nobili e dei borghesi si stendeva una stuoia imbottita, quasi fosse un calendario dell’avvento. E proprio il 25 Novembre, appunto ad un mese esatto dal Natale, iniziavano a “calare” a Roma i “Pifferari”.

Questi personaggi abbigliati sommariamente, oramai scomparsi (anche se un moderno “pifferaio” mi è capitato di vederlo, qualche giorno fa per le vie del centro), altro non erano che agricoltori (costretti al "fermo" dalla stagione fredda e dalla neve che venivano a Roma per guadagnare qualcosa) e suonatori provenienti (per la maggior parte) dalle montagne abruzzesi. Il Belli ne parla spesso nei suoi sonetti: ne descrive la venuta a Roma con l’entusiasmo di un bambino dicendo che si sentiva rinascere e che a lui conciliava il riposo, nel dormiveglia, il suono grave ma un po’ stridulo e malinconico delle zampogne, cosa che ad altri, soprattutto agli stranieri non abituati a quel suono, dava invece molto fastidio; oppure li descrive anche fisicamente proprio nelle note autografe dei suoi sonetti. Facendo appunto riferimento al suo sonetto già citato il Belli li descrive come “…abruzzesi suonatori di pive e cornamuse o cennamelle che il popolo chiama “ciaramelle”, vestiti di mantelletti rattoppati che raramente giungono loro al ginocchio”. Generalmente gli zampognari (o pifferari) giravano in gruppetti di tre: uno suonava il piffero, uno la zampogna ed il terzo cantava litanie o canzoni dalle parole quasi sempre incomprensibili (sempre il Belli nelle sue note "...niuno può vantarsi di aver mai inteso ciò che essi cantano") ma, in fondo, era l'atmosfera che contribuivano a creare la cosa importante, non il testo delle loro canzonette.


Un’altra curiosità legata al 25 Novembre, come ad altri giorni dell’anno, è quella secondo la quale le condizioni meteorologiche del giorno di Natale sarebbero esattamente le stesse del giorno di Santa Caterina (…”Er tempo che ffarà cquela matina pe Natale ha da fàllo tal’e quale”. Come detto anche gli stranieri presenti a Roma nel periodo natalizio descrissero ampiamente l’abbigliamento ed il girovagare per le vie dei pifferai (o dei "Carciofolari”, cantori e suonatori d’arpa anch’essi provenienti prevalentemente dal vicino Abruzzo): William Gillespie, un turista americano in visita a Roma nel dicembre 1843, così li descriveva: "Già un mese prima di Natale le strade sono percorse da suonatori ambulanti di zampogne che sono detti Pifferai. Sono personaggi molto pittoreschi, dall'aspetto di banditi, con alti cappelli a pan di zucchero, decorati con piume e nastri svolazzanti, con mantelli di pelle di pecora, le gambe avvolte da strisce di panno a vivaci colori, i capelli lunghi e le barbe cespugliose."

LI VENTISCINQUE NOVEMMRE
Oggiaotto ch'è Ssanta Catarina Oggiaotto = tra una settimana
se cacceno le store pe le scale, store = stuoie
se leva ar letto la cuperta fina,
e ss'accenne er focone in de le sale.

Er tempo che ffarà cquela matina
pe' Nnatale ha da fàllo tal'e cquale.
Er busciardello cosa mette? Bbrina? busciardello = lunario
La bbrina vederai puro a Nnatale..

E ccominceno ggià li piferari
a ccala' da montagna a le maremme
co cquelli farajoli tanti cari! .

Che bbelle canzoncine! Oggni pastore
le cantò spiccicate a Bbettalemme
ner giorno der presepio der Zignore


LA NOVENA DE NATALE
Eh, ssiconno li gusti. Filumena
se fa vveni' cqueli gruggnacci amari facce tristi
de li scechi: Mariuccia e Mmadalena
chiameno sempre li carciofolari,

e a mmè mme pare che nun zii novena
si nun zento sona' li piferari:
co cquel'annata de cantasilena andamento cantilenante
che sserve, bbenemio!, so ttroppi cari.

Quann'è er giorno de Santa Caterina
che li risento, io ciarinasco ar monno:
me pare a mmé dde diventa' rreggina.

E cquelli che de notte nu li vonno?
Poveri sscemi! Io poi, 'na stiratina,
e mme li godo tra vviggijj' e sonno. nel dormiveglia

2 commenti:

Lallo ha detto...

Oggiaotto non significa "oggi", ma "tra una settimana".
Togliere il punto, e mettere la virgola, dopo "li carciofolari".
Togliere i puntini sospensivi, e mettere il punto normale, dopo i versi che terminano con "so' troppi cari" e "de diventà reggina".
Mettere il punto interrogativo dopo la frase "E quelli che de notte nu li vonno".
Scusate, ma amo troppo il mio Belli, anche se in questo commento, per semplicità, non uso la sua grafia.
Apprezzo che si pubblichino, e si diffondano, i suoi sonetti per via web.

JAJO ha detto...

Grazie Lallo, anche io ci tengo molto ma... qualche sbaglio nei vecchi post l'ho commesso.
Grazie per le puntualizzazioni. Correggo subito...