24 ottobre 2006

PIAZZA NAVONA, IL SALOTTO DI ROMA

Prima di parlare di qualche altro posto meno conosciuto di Roma, facciamo una digressione su Piazza Navona, il “salotto di Roma” (anche per fare gli auguri a mio papà, oggi è il suo compleanno, che è nato in Via della Scrofa, a 50 metri da qui).
Si sviluppa sui resti dello Stadio di Domiziano (edificato a partire dall’85 d.C. ed i cui resti sono ancora parzialmente visibili nelle fondamenta e negli scantinati di alcuni edifici).



Vista aerea di Piazza Navona

Il nome attuale della piazza non è altro che una storpiatura del termine “in agone”, termine di derivazione greca, per le gare (di atletica, di pugilato o equestri), per i giochi e le feste che si svolgevano nello stadio, e non ha nulla a che vedere con le navi; in effetti la piazza ha si vagamente la forma di una nave ma, ad un’analisi più attenta, ci si rende conto che la sua forma ricalca alla perfezione quella dell’antico stadio: infatti i palazzi che ad oggi possiamo vedere sono sorti, insieme a magazzini e torri gentilizie, nel corso di più secoli, sulle fondamenta degli antichi porticati dello Stadio di Domiziano, il cui “campo di gara” era lungo 275 metri e largo 53, poteva contenere oltre 30.000 spettatori ed era costituito da gradinate disposte su 2 ordini di arcate (ancora visibili sotto gli edifici del lato curvo della piazza);


Arcate ancora visibili dello Stadio di Domiziano

gli ingressi principali erano 3: due sui lati lunghi (che ora corrispondono a Via di Sant’Agnese in Agone - che conduce verso Via della Pace e Piazza del Fico, zona conosciuta a Roma come “il triangolo delle bevute”, visto il notevole numero di locali e pub che popolano la zona – e, dalla parte opposta, alla Corsia Agonale, che sbuca quasi di fronte a Palazzo Madama, sede del Senato); il terzo ingresso era l’attuale Via di Sant’Agostino, sul lato curvo dello stadio (questa strada conduce ad una delle più importanti chiese di Roma, Sant’Agostino appunto, costruita da Giacomo di Pietrasanta tra il 1489 e il 1493 e che ospita una serie di opere di grande valore: al suo interno si possono ammirare, infatti, opere del Sansovino, Raffaello, Bernini, Caravaggio, Guercino).
La piazza è arricchita dalla presenza di tre fontane e due chiese: la Fontana del Nettuno e quella del Moro sono agli estremi della piazza mentre la berniniana Fontana dei Fiumi è in posizione centrale, proprio davanti la chiesa borrominiana di Sant’Agnese in Agone.
Le due vasche delle fontane minori sono su disegno di Giacomo della Porta: quella del Moro è poi stata completata con una statua raffigurante un Etiope in lotta con un delfino (su disegno del Bernini) su diretta richiesta di Olimpia Maidalchini, personaggio di cui parlerò più avanti.


Fontana del Moro

La Fontana del Nettuno, invece, venne completata soltanto nel 1878 quando vennero aggiunti il complesso mitologico delle "Nereidi con putti e cavalli marini", ed il secondo gruppo marmoreo "Nettuno lotta con una piovra", che riprende il tema dello scontro fisico già presente nella fontana del Moro.


Fontana del Nettuno

Nella Fontana dei Fiumi, su disegno del Bernini, si ergono le personificazioni dei quattro fiumi, realizzate dai collaboratori del maestro. I quattro fiumi, rappresentanti le quattro terre al tempo conosciute, sono: il Danubio (Europa), il Gange (Asia), il Rio della Plata (Americhe) ed il Nilo (Africa) con il volto coperto perché, al tempo, ancora non se ne conoscevano le fonti (anche se c’è chi dice che abbia il capo velato per non vedere la facciata della chiesa di Sant'Agnese in Agone, opera del “nemico” Borromini. Allo stesso modo è da notare che, vista l’accesa rivalità che intercorreva tra il Bernini e il Borromini, il Rio de La Plata è rappresentato con un braccio alzato, quasi a ripararsi dall’”imminente” presunto crollo della facciata della chiesa: mito anch'esso infondato in quanto la facciata della chiesa è, anche se soltanto di un paio d'anni di successiva realizzazione rispetto alla fontana. L’obelisco che sovrasta le figure dei fiumi, contornate anche da leoni ed altri animali, anche fantastici, proviene dal Circo di Massenzio, sull’Appia Antica, ed alla sua sommità c’è una colomba bronzea, simbolo della famiglia Pamphilj che, per "merito" di una sorta di competizione con le famiglie dei Barberini e dei Farnese, dette alla piazza il colpo d'occhio di cui ancora oggi possiamo godere. Papa Innocenzo X Pamphilj fu infatti il primo a voler risanare la piazza, che era, in epoca medievale, ridotta ad un prato incolto: infatti proprio a lui si deve la definizione di Piazza Navona come di “Un salotto, che ha da essere un godimento per li occhi e lo spirito”, un insieme armonico di palazzi, chiese e monumenti.
Una curiosità relativa la Fontana dei Fiumi è quella narrata dall’Alberti: “Chiunque faccia il giro della fontana in senso antiorario, insieme al proprio consorte, fidanzato, ganzo o amante, lo perderà entro sei ”.

In epoca medievale, e poi in seguito, lo Stadio venne in parte demolito per ricavare dal suo marmo la calce per edificare i palazzi della zona.
La Chiesa di Sant’Agnese in Agone venne edificata nel corso del 1600 a fianco della residenza dei Pamphilj per volere dello stesso papa Innocenzo X, che volle anche il suo monumento funebre all’interno della stessa. Nella cupola c’è un’apertura dalla quale il papa, direttamente dai suoi appartamenti, poteva assistere alla messa. La chiesa è dedicata a Sant’Agnese che, dodicenne, venne condannata in quanto cristiana, nel corso del terzo secolo d.C. durante le persecuzioni di Valeriano, ad essere esposta nuda in un lupanare ricavato nei portici dello stadio: per miracolo le sue nudità rimasero celate dalla capigliatura cresciutale all’istante.
Dicevo prima della amena figura di Donna Olimpia Maidalchini, precorritrice dei tempi moderni: essendo moglie del fratello del papa (sempre Innocenzo X) concedeva protezione ed incarichi papali dietro consegna di “bustarelle”. Lo stesso Bernini ottenne l’incarico di eseguire la Fontana dei Fiumi soltanto dopo averle fatto trovare un "modellino" della fontana, in argento ed alto un metro e mezzo, nelle stanze di Palazzo Pamphilj. Olimpia apprezzò il “bozzetto” e il papa concesse l’incarico. Olimpia fu diverse volte oggetto di scherno e “pasquinate” popolane, soprattutto quando, per finanziare i lavori della fontana, venne aumentato il prezzo del pane. Per tutte le sue malefatte venne soprannominata, in una di queste pasquinate: “La Pimpaccia di Piazza navona”.


La statua "parlante" di Pasquino ed una "moderna" pasquinata contro il sindaco Veltroni e la sua giunta, accusati di pensare più all'organizzazione di spettacoli culturali che non ai problemi urbanistici e sociali di Roma

Ci sono altre due caratteristiche legate a Piazza Navona: una del passato ed una in vigore anche ai giorni nostri. La prima è la festa, detta “del Lago”, in quanto chiudendo le chiavichette della fontana dei Fiumi e della fontana del Moro, veniva allagata la parte meridionale della piazza (questo allagamento avvenne tutti i sabati e le domeniche d’agosto dal 1652 al 1676). In quel “lago artificiale” si tuffavano i bambini ed i popolani accaldati e sguazzavano i cavalli delle carrozze.


La festa del "lago" a Piazza Navona

L’altra caratteristica di Piazza Navona (ora che non vi si tiene più, ogni mercoledì, il mercato rionale - che prima ancora veniva allestito sulla piazza del Campidoglio) sono le “bancarelle dei pupazzari" (oltre a quelle oramai fisse dei pittori e dei ritrattisti): ancora oggi, dall’8 dicembre al 6 gennaio, sulla piazza vengono installati dei casotti che vendono dolciumi, articoli per presepi, regali. Questa usanza è in vigore dal 1651 ed è tutt’oggi viva, anche se con gli anni è cambiata di molto.


Bancarelle natalizie a Piazza Navona

In un suo sonetto del primo Febbraio 1833 il Belli così descriveva Piazza Navona, rendendone, in poche righe, perfettamente il carattere economico, artistico e storico e rievocando anche il tempo della Roma papalina in cui nella piazza veniva allestita la pubblica gogna:

Se pò ffregà Ppiazza-Navona mia
E dde san Pietro e dde Piazza-de-Spaggna.
Cuesta nun è una piazza, è una campaggna,
Un treàto, una fiera, un'allegria.

Va' dda la Pulinara a la Corzìa
Curri da la Corzìa a la Cuccaggna
Pe ttutto trovi robba che sse maggna,
Pe ttutto ggente che la porta via.

Cqua ce sò ttre ffuntane inarberate:
Cqua una gujja che ppare una sentenza:
Cqua se fa er lago cuanno torna istate.

Cqua ss'arza er cavalletto che ddispenza
Sul culo a cchi le vò ttrenta nerbate,
E cinque, poi, pe la bbonifiscenza.

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