17 aprile 2007

LE FESTE ROMANE: 25 APRILE - FESTA DI PASQUINO

Passata la Pasqua, con le sue abbuffate e le prime tradizionali gite fuori porta,


Colazione sull'erba, di Manet

in attesa del “grande evento” del primo Maggio, con la classica scampagnata

Colazione sull'erba di Monet

con gli immancabili pecorino romano e fave, a Roma le feste non finiscono. Per la verità, la Festa di Pasquino, si è svolta per l’ultima volta quasi mezzo millennio fa (per la precisione il 25 di aprile, giorno di San Marco Evangelista, dal 1508 al 1539) ma ne voglio ugualmente parlare perchè Pasquino, ancora ai giorni d'oggi, e quasi giornalmente, continua a "parlare",


Pasquino

non più (o non sempre) contro il PapaRe ma, adeguandosi ai tempi, contro le storture e le bruttezze della vita odierna e di chi la dovrebbe regolamentare.
Come la maggior parte delle feste romane dei secoli passati, la Festa di Pasquino si svolgeva in concomitanza o, meglio, integrava goliardicamente la processione che i canonici di San Lorenzo in Damaso effettuavano attraversando le strade ed i vicoli, del rione Parione (comprendente Campo de Fiori e Piazza Navona).


Processione dei canonici di San Lorenzo in Damaso

Gli studenti ed i docenti dell'Archiginnasio della Sapienza, nel cortile del quale si può ammirare la splendida chiesa di Sant'Ivo, opera del Borromini,


sfilavano anche loro in corteo fin davanti alla statua di Pasquino (trovata nel 1501 nei pressi di Piazza Navona, in occasione degli scavi voluti da Papa Sisto IV° per la costruzione del suo palazzo) che, in base ad un “tema” variabile di anno in anno, veniva addobbata con una maschera mitologica raffigurante un personaggio del mondo antico; sul tema scelto di anno in anno vertevano gli epigrammi scritti in latino dagli ecclesiasti e letti, poi, pubblicamente da docenti e studenti: questi epigrammi (essendo appunto di natura “ecclesiastica”) erano scritti ad esaltazione del potere pontificio, motivo per cui la festa era molto ben vista dallo stesso papa. Alla manifestazione, ed alla lettura degli epigrammi, sovrintendeva un "protettore", che poteva essere un cardinale o un "segretario" di nomina papale, che aveva la funzione di esaminare ed approvare tali epigrammi, per permetterne poi la pubblicazione. La prima festa fu celebrata nel 1508 e si ripeté fino al 1518; dopo una sospensione nel 1519 riprese dal 1520 al 1522, sotto papa Leone X°; sospesa per altri tre anni sotto Adriano VI° riprese nel 1525 e 1526 con Clemente VII°, fino a Paolo III° nel 1535, 1536 e 1539, ultimo anno di celebrazione. La festa di Pasquino che, grazie agli scritti “controllati” in via censoria magnificava il potere spirituale e temporale dei papi di quel periodo, favorì però il parallelo diffondersi di un movimento clandestino, rivolto contro il potere del PapaRe, per mezzo di affissioni notturne, sulla statua, di epigrammi scritti in latino ed in linguaggio popolaresco. Tali epigrammi, visto che la statua di Pasquino dopo i primi "casi" veniva tenuta d'occhio dalle guardie papali, furono affissi anche ad altre statue, definite “parlanti" (il cosidetto “Congresso degli Arguti”): Marforio, il Babuino, l’Abate Luigi, il Facchino di Via Lata e Madama Lucrezia. Fino alla metà dell’800 circolarono negli ambienti anticlericali (ma non solo in quelli) anche opuscoli e libelli stampati di nascosto, in cui erano raccolti gli epigrammi e le "pasquinate". Questo tipo di produzione letteraria, dalla forma satirica, la cui prima traccia risale ad alcuni autori classici latini, generalmente denunciava, oltre il malcontento del popolino, l’immoralità ed i soprusi del potere pontificio e della famiglia nobile di volta in volta ad esso collegata. Gli epigrammi, infatti, venivano redatti da poeti ma su commissione di prelati e nobili che volevano diffamare coloro che detenevano il potere per infangarli agli occhi del popolo e favorire le cause per subentrare ad essi. Questo "pasquinismo" fu perseguito dalle autorità papali e civili tanto che alcuni poeti furono smascherati e finirono anche sul patibolo (si badi bene: ....solo i poeti... non i committenti !) ma la produzione delle pasquinate, scritte dall'Ottocento anche in dialetto, è durata ininterrottamente fino alla caduta del "regime" pontificio nel 1870 ed è proseguita fino a oggi contro il potere in generale, come libera denuncia di cittadini in una "festa" di Pasquino che è in fondo quotidiana.

Di seguito altre fotografie della cupola di Sant'Ivo alla Sapienza e del Cortile dell'Archiginnasio






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